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Nuovo Comitato il Nobel Disabili, intervista a Jacopo Fo

Ci può parlare del Nuovo Comitato il Nobel per i Disabili Onlus istituito dai suoi genitori?
“Quando mio padre (Dario Fo, ndr) prese il Nobel, l’incasso che era di un miliardo e settecentocinquanta milioni di lire è stato investito per acquistare 39 pulmini per trasporto disabili e dare sostegno a famiglie in difficoltà. Pagare avvocati per vedere riconosciuti i diritti di alcuni disabili come, per esempio, l’impossibilità per un disabile di uscire di casa perché il proprietario di casa non dava la possibilità di fare un vialetto e senza tale vialetto non aveva la possibilità di scendere le scale dall’altra parte della casa… Mamma (Franca Rame, ndr) decise di devolvere un certo numero di mensilità da senatrice per i soldati italiani che avevano riportati danni fisici dalla guerra del Kosovo, in quanto il nostro esercito mandava i nostri soldati in maglietta e calzoncini in aeree dove inglesi e americani andavano con gli scafandri per proteggersi. Sono stati devoluti gli incassi di spettacoli… venduti quadri di mio padre… il tutto finanziava massicciamente il Comitato, ci sono stati periodi in cui decine di famiglie ricevevano un mensile. Ai soldati, che si sono ammalati a causa dell’uranio impoverito, sono state pagate cure, pagati i funerali per chi non c’è l’ha fatta, i sostentamento alle famiglie per pagare gli avvocati. Un impegno economico importante. Abbiamo avuto anche sponsor importanti come Volkswagen e, in forma minore, Banca Popolare e Apple”.
Oggi possiamo contare sul suo impegno personale?
“Gli sponsor si sono ritirati, perché ovviamente non essendoci più i miei genitori l’interesse anche mediatico è calato. Faccio quel che posso, ma onestamente devo dire che non è più possibile attuare interventi economici della portata di quelli fatti in passato”.
Conferma un futuro elettrico per l’alimentazione delle autovetture?
“In realtà già oggi ci sarebbero delle alternative, ma il mercato sta decisamente scegliendo la soluzione più pratica, in quanto richiede meno supporto sulla logistica, e quindi si punterà sull’elettrico”.
Sa dirci perché risulta ancora così difficile richiedere il bonus 110%?
“Ci sono ancora criticità con le aziende in grado di fare questi tipi di interventi, siamo riusciti a fare un gruppo di acquisto con aziende in grado di dare delle garanzie, non riscontriamo problemi con i condomini, essendoci un’ economia di scala, facendo interventi molto grandi non ci sono problemi. Noi stiamo puntando su tecnologie, come le pompe di calore ad alta temperatura che permettono di utilizzare i caloriferi già presenti senza doverli cambiare e così sui condomini si riesce a coprire i costi. La legge non distingue tra pompe di calore a bassa temperature e pompe di calore ad alta temperatura. Sulle case singole, come le villette, è più problematico perché sono poche le aziende in grado di fare un lavoro di muratura per una questione di tempi e interventi su tecnologie come il geotermico e pompe di calore ad alta temperature, non si riesce a coprire i costi”.
Che auto possiede e che tipo di alimentazione ha?
“Una Golf ibrida elettrica che però devo dire non ha mantenuto le promesse della pubblicità, è un modello di qualche anno fa ma è stata una delusione, prometteva una autonomia di 50 km su strada piana in verità non ci sono mai riuscito e anche la casa madre ha dovuto riconoscerlo, per non parlare della mancanza di assistenza: solo a Firenze c’era una concessionaria in grado di darmi assistenza. Non so se oggi la situazione sia cambiata. Purtroppo sono ancora carenti le aree di ricarica, inoltre si aggiunga a questo che ci sono luoghi dove le colonnine di ricarica sono presenti ma nessuno ti sa dire come attivarle. Dobbiamo denunciare che sono soldi pubblici spesi molto male”.
Case vacanza Libera Università di Alcatraz è fruibile al mondo della disabilità?
“Il problema, qui, è che siamo in collina, certamente abbiamo delle stanze che sono accessibili e quel che è più importante è che c’è sempre la volontà di dare un mano, per cui se uno è disponibile vi è modo di soggiornare. Non è però certamente una struttura ultra moderna, stiamo parlando di casali, l’accessibilità è solo in alcune stanze, però abbiamo avuto davvero tantissimi ospiti in sedia rotelle. Nella struttura centrale è presente il ristorante accessibile grazie ad una serie di piani inclinati che permettono alle carrozzine di passare. Dobbiamo però ammettere che non siamo in una situazione comodissima. Abbiamo un progetto per costruire la casa delle diverse abilità, con tutte le soluzioni per dare un supporto ai vari tipi di handicap però, ahimè, non siamo riusciti a trovare sponsor, i denari donati per il Nobel sono quasi finiti e abbiamo dovuto congelare questo importante progetto anche culturale che avrebbe potuto fare la differenza. Siamo riusciti a mettere insieme un gruppo di specialisti che erano e sono interessati ad utilizzare questo spazio, che poi sarà dato gratuitamente, o comunque a tariffe molto agevolate, che diventerà luogo di sperimentazione. Ci sono tecnologie che in Italia non arrivano e se arrivano solo privatamente, le varie Asl non le riconoscono. Ci sono sedie a rotelle straordinarie che permettono anche di fare le scale, di mettersi in posizione eretta, ci sono i percorsi per i non vedenti. Era ed è un gran bel progetto! Purtroppo per anni mi sono attivato per trovare chi potesse aiutarci ma non ci sono riuscito, forse non sono bravo in questo tipo di richieste. Ma io non mollo, finché c’è vita c’è speranza….Devo ammettere che finché erano in vita i miei genitori loro avevano una tale potenza di comunicazione che faceva la differenza, aggiungiamo che tutti gli introiti degli spettacoli finivano per i disabili, e questo faceva la differenza”.
Cosa significa essere figlio di Franca Rame e Dario Fo?
“Una grande fortuna perché i miei genitori erano due persone meravigliose, ovviamente ci sono stati anche grandi traumi a causa delle violenze subite: il rapimento di mia madre, le bombe nelle nostre abitazioni, gli incendi in teatro, cose che non aiutano ad avere un grande equilibrio mentale. Ho scritto pure un libro a riguardo, dal titolo ”Cosa significa essere figli di Franca Rame e Dario Fo”, in cui ho cercato di raccontare proprio questo.”
Valter Nicoletti

admin

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